Il 26 maggio 2018, nella cattedrale di Santa Maria Assunta e Santa Giustina di Piacenza, le Missionarie e i Missionari della Consolata, parenti e amici, Laici provenienti dall’Italia, dal Portogallo, Kenya e Brasile, si sono riuniti assieme alla Chiesa locale, in un clima di fratellanza universale, per celebrare la beatificazione di suor Leonella Sgorbati, martire della fede.
La Messa, semplice, raccolta e solenne, ha celebrato il ringraziamento a Dio e la gioia di una vita donata totalmente per amore. La Chiesa, con la beatificazione di questa missionaria, ci ha detto che chi vuol amare come Gesù fa bene a seguire la scia lasciata da suor Leonella: lei ha tante cose da dirci ancora, da insegnarci e può illuminarci nel nostro cammino.
Al rito, presieduto dal Card. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, era presente una nutrita delegazione del Kenya: l’Arcivescovo di Nairobi, card. John Njue, l’Arcivescovo di Nyeri e il Vescovo di Meru, oltre ad un gruppo di rappresentanti della comunità ecclesiale locale, sacerdoti diocesani, religiose ed ex alunne di suor Leonella. Erano presenti, inoltre, mons. Giorgio Bertin, Vescovo di Djibouti e amministratore apostolico di Mogadiscio, che la conobbe bene, l’Arcivescovo di Milano (per il fatto che suor Leonella visse alcuni anni a Sesto San Giovanni) e, ovviamente, il Vescovo di Piacenza, con un numerosissimo gruppo di sacerdoti e diaconi della sua Diocesi.
Il card. Amato ha sottolineato, nell’omelia: “Il martire cristiano non è un fanatico distruttore, ma un difensore della vita e un messaggero di fraternità umana, di carità e di perdono. Questo è il Vangelo predicato e vissuto da Gesù. Questa è la missione della Chiesa, promuovere, difendere e portare la vita nel mondo. Gesù infatti dice: ‘lo sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza’”. Sì, in poche e profonde parole, questa è stata la missione che Leonella ha vissuto con tanta passione, una vita al servizio della vita e che il Signore ha voluto culminasse con il dono del martirio.
Tra i momenti più intensi e commoventi della celebrazione, quello della scoperta del quadro, dipinto dal pittore Leonardo Girardi, che ritrae suor Leonella nel luogo del suo martirio, circondata dai suoi amati Somali, e la danza offertoriale, eseguita dalle novizie africane, insieme ai seminaristi africani dei Missionari della Consolata, in cui è stata portata anche una palma, segno del martirio.
Il Card. Angelo Amato e mons. Bertin ci hanno anche ricordato che suor Leonella è una martire tra tanti martiri della terra somala. Lei è una di coloro che sono stati chiamati a dare testimonianza con il sangue. Negli ultimi decenni, sacerdoti, religiosi, laici e credenti di altre religioni hanno consegnato la loro vita a causa della giustizia, la pace, la misericordia e la fede. La voce di Leonella risuona dentro questo grande coro che non ha paura di proclamare che l’amore è più forte dell’odio e che la speranza di bene e di pace mai verrà spenta.
La nostra fede ci dice che la morte non è la fine ma l’inizio di una vita nuova, e questo si avvera in modo tutto particolare nella martoriata terra somala, per la quale la beatificazione di suor Leonella diventa un segno potente di speranza in un futuro migliore, dove possano regnare finalmente la pace e la giustizia. Il sangue versato dai martiri dà sempre frutti di vita vera e crediamo che questi stiano già crescendo, anche se non riusciamo ancora a vederli. Alla fine del suo discorso, Mons. Bertin ci ha invitati ad unire la nostra preghiera a quella di suor Leonella e dei suoi compagni martiri perché “il Signore doni la pace al popolo somalo che tanto ne ha bisogno, perché tutti, in un giorno non lontano, possano vivere nel rispetto reciproco, nella condivisione dei beni e nella fratellanza”.
Alla fine della celebrazione, Madre Simona Brambilla, nostra Superiora Generale, e suor Renata Conti, Postulatrice della Causa di beatificazione, hanno portato in processione fino al presbiterio le reliquie di suor Leonella: un suo diario e un frammento osseo. Il diario custodisce la memoria del cammino verso la santità fatto nei quarant’anni di missione e la reliquia corporale è simbolo del suo donare tutta se stessa per amore. Rimarranno lì come una piccola lampada, la cui luce è capace di illuminare le notti oscure che spesso deve attraversare la nostra umanità.
Mons. Bertin, alla fine della celebrazione, ha ricordato: “I santi sono le vere stelle della nostra vita, hanno saputo vivere rettamente, essi sono luci di speranza; certo Gesù Cristo è la luce per antonomasia, il Sole sorto sopra tutte le tenebre della storia, ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine, di persone che donano luce traendola dalla Sua luce e offrono così orientamento per la nostra traversata.”
La luce di suor Leonella ci ricorderà l’importanza delle gioie vere e semplici, della forza dell’amore gratuito e benevolente, del potere sconvolgente del perdono e della misericordia. Beata Leonella Sgorbati, martire della Somalia, brilla per noi!