Il martirio di suor Leonella

Riportiamo qui il racconto del martirio di suor Leonella, ricavato dalla lettera che in data 27 settembre 2006 le sorelle della comunità del SOS scrissero a Madre Gabriella Bono, allora Superiora Generale.

Domenica, 17 Settembre 2006: il giorno festivo per i Somali non è la domenica, ma il venerdì e in tal giorno noi li sostituiamo sul lavoro, facendo il nostro riposo la domenica. Solo suor Leonella lavora la domenica, come i suoi studenti.

Alle 6,30 del mattino la sorella come al solito ci saluta e si reca in ospedale per il suo lavoro di insegnante. Nessuna di noi ha avuto il minimo presentimento di ciò che sarebbe potuto capitare, non abbiamo avuto nessun avvertimento e nessun dubbio al riguardo.

Alle 12,30 suor Leonella lascia la scuola e si dirige verso casa accompagnata dalla guardia del corpo. Avrebbe dovuto attraversare la strada pubblica per entrare nel Villaggio SOS, dove noi abitiamo. Dopo cinque o sei metri di strada dall’uscita dell’ospedale, spunta, da dietro una macchina parcheggiata, un uomo armato di pistola e spara verso la sorella. La sua guardia, Mohamed Mahamud, tenta di reagire nell’intento di prendere il malvivente, ma viene subito colpito gravemente alla schiena da un altro uomo “già pronto”, nascosto tra le macchine in sosta.

Suor Leonella, sorretta da alcuni presenti, tenta di fare alcuni passi tornando indietro verso l’ospedale, ma quasi subito si accascia al suolo priva di forze. Noi a casa rimaniamo perplesse nel sentire la forte sparatoria che abbiamo percepito molto vicina: da tempo non sentivamo sparare. Dopo pochi minuti, un ragazzo giunge agitato a casa nostra e, sconvolto, ci informa che hanno sparato a suor Leonella.

Suor Marzia e suor Gianna Irene si precipitano subito in ospedale. Intanto suor Leonella viene soccorsa dalle dottoresse e infermiere, le quali provvedono una barella per trasportarla nella sala operatoria dell’ospedale: somministrano tutte le cure del caso. Gli studenti si affrettano a donare il sangue.

Suor Marzia e suor Gianna Irene trovano suor Leonella molto sofferente, pallidissima, con le labbra livide e madida di sudore freddo, ma ancora cosciente e, con un filo di voce, dice che fa fatica a respirare. Intanto suor Annalisa parte da casa e trova molta difficoltà nell’attraversare la strada a causa della ressa della gente e dell’insicurezza del momento. A fatica, e con l’aiuto delle guardie, ci raggiunge in ospedale e trova suor Leonella assopita ma ancora cosciente. Ci mettiamo in contatto con Madre Gabriella e con suor Roswitha Meier, la nostra referente in Kenya.

Il medico chirurgo, vedendo la gravità delle condizioni della Sorella, chiede tempestivamente, tramite il SOS, di poter avere l’aereo dei Flying Doctors con la speranza di poterla trasportare a Nairobi. Contemporaneamente si provvede a chiamare un altro chirurgo.

Ci alterniamo cercando di fare tanto coraggio a suor Leonella, facendole sentire la nostra vicinanza, esortandola a offrire a Dio questi momenti di dolore unitamente alla sua vita per la pace in Somalia. Lei lo conferma a suor Marzia con un cenno di adesione, ed è ancora cosciente.

Dopo pochi istanti la sentiamo bisbigliare: “Gianna”… la sorella si avvicina, e suor Leonella, con un fil di voce, dice: “Perdono, Perdono, Perdono…”. Queste sono state le sue ultime parole. In tutto il tempo della sua agonia non abbiamo notato nessun segno di tensione, di paura o di ansia, ma un volto sereno abbandonato in Dio.

Giunto il chirurgo, si rende subito conto della gravità della situazione e ci dà poche speranze; tenta di nuovo la respirazione artificiale, ma inutilmente. Con tanta pena nel cuore ci conferma la sua dipartita. Sono le ore 13,45: il suo sacrificio è ormai compiuto.

L’ospedale è letteralmente invaso dalla gente: molti si accalcano davanti alla sala operatoria, in modo particolare le infermiere e gli studenti. Vogliono vederla, si avvicinano come ad una “cosa sacra”, in silenzio e in preghiera. Il SOS di Nairobi, informato della morte di suor Leonella, prende contatti con la Comunità Europea allo scopo di avere un aereo per trasportare la salma in Kenya. Intanto decidiamo che suor Gianna Irene la accompagni fino a Nairobi. Una telefonata del responsabile del SOS Somalia cambia i nostri piani, ci dà l’ordine di lasciare tutte e tre la Somalia e partire per Nairobi con l’aereo della Comunità Europea che trasporta la salma di suor Leonella.

Di fronte a quest’ordine rimaniamo un po’ perplesse, eppure obbediamo, fiduciose che questa è volontà di Dio. L’aereo sta per arrivare, non c’è tempo da perdere. Mettiamo nella borsa le poche cose essenziali nostre e di suor Leonella. Siamo pronte per partire e con pena lasciamo la nostra amata missione.

Inizia il corteo funebre verso l’aeroporto di Mogadiscio, appena riaperto. Vi sono parecchie auto messe a disposizione dal SOS per il personale e gli studenti desiderosi di accompagnare la salma. L’Ospedale SOS e la strada sono gremiti di gente composta, triste, in silenzio e in preghiera, che assiste al passaggio del feretro. Per noi è uno strazio lasciare la gente in tanto dolore e in così grande incertezza. I nostri cuori sembrano venir meno di fronte a tanta sofferenza, ma abbiamo la fede che ci sostiene e sappiamo che la morte non è l’ultima parola. Suor Leonella con il sacrificio della sua vita parlerà ancora ai cuori dei Somali, e dal Paradiso ci otterrà la pace e la riconciliazione tanto sospirate.

 

 

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