Leonella martire per-dono

Se per Giuseppe Allamano fare esperienza della salvezza è sentire l’urgenza di annunciare Gesù Cristo ai non cristiani, le Missionarie della Consolata sono chiamate ad andare oltre qualsiasi tipo di frontiera per raggiungere chi non conosce Cristo. É la spiritualità missionaria specifica della consolazione.

La principale caratteristica degli apostoli, diceva sempre l’Allamano, è l’amore per Gesù. Non un amore sensibile ma un amore forte in mezzo alle difficoltà, alle sofferenze, alle sfide… un amore costante e perseverante, fino al martirio. Solo chi si sente personalmente interpellato e conquistato dall’amore incondizionato e incredibile che si fece fedele nella pazzia della croce, sperimenta il desiderio/la volontà/la spinta di rendere presente e operante questo amore all’altro, in un’esistenza che si fa a sua volta dono, condivisione, presenza e oblazione, fino alla fine. Gesù parlando ai suoi apostoli predice loro che dovranno soffrire molto per causa sua e del Vangelo. La sofferenza entra in questa dinamica, per l’Allamano, perchè è attraverso di essa che si rafforza la fede e l’adesione al Signore. Qui trova senso pure lo spirito di sacrificio su cui l’Allamno tanto insisteva, che tutte le missionarie sono chiamate a vivere con generosità, per arrivare a farne un vero e proprio stile di vita: non ci si mprovvisa martiri ma ci si arriva solo con la pratica dei piccoli sacrifici quotidiani. Questa è la straordinarietà nell’ordinario che lui intendeva.

Leonella Sgorbati nasce il 9 dicembre del 1940 a Rezzanello, provincia di Piacenza, ed è battezzata col nome di Rosa Maria. All’indomani della guerra la famiglia si trasferisce a Sesto San Giovanni, vicino Milano, dove Rosa vive gli anni dell’adolescenza. Entra tra le Missionarie della Consolata nel 1963 per realizzare la vocazione missionaria ad gentes che sentiva sua. Dopo la prima professione religiosa, nel 1965, è mandata in Inghilterra per studiare scienze infermieristiche. Completati gli studi, nel 1970, è destinata in Kenia, dove emette la professione perpetua il 19 novembre del 1972. Quel giorno, sorprendentemente, scrive a mano, con il proprio sangue, le parole della formula di consacrazione. In quella stessa occasione scrive alla sua formatrice del noviziato: “Desidero che unite al Signore potessimo affermare ciò che a volte cantiamo in chiesa e che non ho il coraggio di dire ‘Signore, con cuore semplice e gioioso ho dato tutto’. Ma spero che un giorno il Signore, nella sua bontà, mi aiuterà a dargli tutto o.. se lo prenderà, perchè Lui sa che lo voglio veramente”. Lavora instancabilmente e con grande competenza sia come infermiera incaricata del reparto maternità, sia come insegnante e direttrice di scuole per la formazione di infermieri locali. Si specializza in ostericia prima, poi come caposala, docente di scienze infermieristiche e assistente socio-sanitaria, ottendendo i titoli necessari per dirigere la scuola per infermieri di Nkubu Hospital, nel Meru. Nel 1993 è nominata superiora regionale delle MC in Kenya, servizio che svolge con entusiasmo, coraggio e lungimiranza per sei anni. Alla conclusione del suo mandato le viene chiesto di collaborare nell’organizzare di una scuola per infermieri a Mogadiscio, in Somalia, lavoro che comincia nel novembre del 2001 con disponibilità e capacità, pur essendo consapevole dei problemi che una tale iniziativa avrebbe creato in territorio somalo.

Ultima foto di suor Leonella in Mogadiscio

Sr. Leonella si inserisce detto fatto nel solco della presenza delle Missionarie della Consolata in questo paese, che rimonta al 1924, quando le prime quattro missionarie raggiungevano la colonia italiana presente sul suolo africano, unica presenza religiosa nel paese. La finalità di quella presenza non era fare proselitismo ma essere testimonianza umile ma trasparente della vita e della carità cristiana ai fratelli più poveri e abbandonati, in particolare nelle scuole, ambulatori, orfanotrofi, e nell’assistenza sociale e infermieristica. Nel 1965 il territorio italiano in Somalia fu dichiarato indipendente e si unì alla Somalia britannica, diventata indipendente 5 anni prima, formando la Repubblica di Somalia. I conflitti interni tra etnie crebbero fino a diventare incontrollabili, e il governo non riuscì a organizzare la popolazione e a stabilire la pace nel paese, fino al colpo di stato del generale Siad Barre nel 1969. Nel 1972 fu decretata la nazionalizzazione di tutte le scuole private. Tutte le opere delle missioni furono requisite e le possibilità di apostolato diretto ridotte ai minimi termini. Delle circa 60 missionarie presenti nel paese 15 dovettero tornare in Italia. La convivenza delle suore missionarie con i musulmani era sempre stata caratterizzata da rispetto e pace. Le suore si spendevano per la gente e la gente ringraziava come poteva. Con il passare del tempo però il regime si fece sempre più intollerante con coloro che si opponevano a arrivò a decretare la morte del vescovo don Pietro Salvatore nel 1989, che disapprovava la violenza. A partire da quella data la situazione peggiorò: la crisi economica, politica e sociale portò il paese al collasso. La caduta del regime di Siad Barre avvenne nel 1991 con una guerra civile, da cui scaturì la lotta per il potere tra vari clan somali. Le chiese e le costruzioni delle missioni cristiane furono distrutte e la pur minima presenza di chiesa praticamente annullata. Per ragioni di sicurezza l’amministratore apostolico si rifugiò in Kenya, tutti gli stranieri presenti sul territorio furono espulsi e le ultime suore missionarie che restavano andarono in Kenya e cominciarono a lavorare tra i rifugiati somali.

L’ONG austriaca SOS Kinderdorf, presente in Somalia dal 1983, decise di implementare un servizio pediatrico gratuito di emergenza proprio in questo clima caotico e in quello stesso anno 1991, quattro MC fecero ritorno a Mogadiscio per occuparsene. Il piccolo gruppo di religiose era per il popolo somalo una scintilla di speranza in mezzo al terrorismo e all’anarchia che dominavano. Alcuni anziani affermavano che fino a quando ci fosse stata la loro presenza sarebbe stato il segno che Dio non li aveva abbandonati. Nel 2001 il SOS decise di iniziare un progetto denominato Somali Registred Community Nursing, con l’obiettivo di organizzare una scuola per infermieri, e chiese alle MC la disponibilità ad occuparsi del progetto e della sua realizzazione. Sr. Leonella accettò subito e coraggiosamente la richiesta del Consiglio Generale e nel mese di novembre arrivò in Somalia per dare il proprio contributo di speranza ad una terra martoriata da decenni di odio e di violenza. La proposta del corso per infermieri si sparse in un baleno e in 24 ore si presentarono 100 aspiranti tra i 29 e i 38 anni, dei quali 24, 12 uomini e 12 donne, passarono il test di ingresso. Come direttrice della scuola sr. Leonella doveva dimostrare che le nozioni scientifiche che sarebbero state insegnate non erano contrarie al Corano e garantire che non si sarebbe fatta alcuna attività di proselitismo. Quale paese a maggioranza islamica e con tendenze fondamentaliste, la Somalia applicava pene severe ai citttadini che sul territorio non seguivano le leggi coraniche, e il governo esigeva che le MC vivessero nel silenzio e nel servizio. Non vi erano sacerdoti che potessero garantire assistenza spirituale ai pochi cristiani cattolici presenti e alle MC.

L’Eucarestia, generalmente portata da Nairobi, restava nascosta in un piccolo mobile in un angolo del corridoio della casa delle suore, unica sorgente di forza per le loro giornate. A livello di stampa locale varie volte scrissero contro il SOS e le suore, insinuando che facessero attenzione perchè cercavano di fare proseliti. La gente tuttavia non dava peso e aveva grande fiducia in loro e nel loro operato. Sr. Leonella sapeva comunque che tra i suoi alunni vi erano alcuni esponenti del fondamentalismo, ma cercava di tenere con loro un dialogo aperto pur con prudenza. Anche le altre sorelle sapevano bene i rischi che la loro permanenza in terra somala comportava. I fondamentalisti islamici, infatti, iniziano a sospettare che attraverso la scuola sr. Leonella faccia proselitismo tra i suoi alunni e li inizi alla fede cristiana. Come previsto, il suo lavoro comincia ad essere minacciato, arrivando a rendere necessarie delle guardie nell’ospedale, presso la comunità delle missionarie e sparse per il villaggio del SOS a Mogadiscio, presso cui le attività si svolgono.

Lei era perfettamente cosciente dei rischi che correva. Arrivò a dire a qualcuno: “C’è un proiettile con il mio nome scritto sopra e solo Dio sa quando arriverà”. Questa consapevolezza non smorzò il suo impegno e la sua passione per il lavoro che faceva e per l’opera che stava intraprendendo. A 4 anni dall’inizio del corso, giunto il momento della consegna del diploma al primo gruppo di infermieri della scuola di Mogadiscio, gli studenti scelsero di usare la toga per la cerimonia ufficiale. Il fatto non passò inosservato a coloro che cercavano un pretesto per eliminarla. Insinuarono infatti che sr. Leonella stava cercando di convertire gli studenti al crstianesimo, che già si vestivano come ‘preti’.

Domenica 17 settembre 2006, concluse le lezioni, Leonella usciva dalla scuola e si dirigeva verso casa, accompagnata dalla sua guardia del corpo. All’arrivo alla porta, fu colpita da 7 proiettili. Nel tentativo di proteggerla Mohamed Mahamud, padre di quattro figli, perdeva la vita. Prima di spirare, sr. Leonella fu portata in ospedale e con un filo di voce disse: “Perdono, perdono, perdono”. Se nella sua relazione personale con il Signore maturò la convinzione che era chiamata a donare la sua vita per il regno in un modo sconosciuto ma certamente radicale, non si può negare che l’esperienza martiriale che visse si deve leggere nel contesto della piccola comunità che in Somalia fece del martirio quotidiano e silenzioso il proprio stile di vita per decenni. In essa ogni MC donò goccia a goccia il proprio sacrificio, con la finalità di rendere presente l’amore di Dio in mezzo a quel popolo. Nel corpo di sr. Leonella furono impressi i segni visibili di questa passione che la comunità visse in quegli anni di incertezza, anarchia e violenza. Lo spargimento di sangue altro non è che una conseguenza di un’offerta già compiuta a Dio e ai fratelli.

Il giorno 8 novembre 2017 Papa Francesco la riconosceva martire della fede. Fu beatificata il 26 maggio del 2018 nella cattedrale della sua Piacenza.

Appare chiaro da una rilettura della sua vita che lo spargimento di sangue con cui si è conclusa la sua vicenda terrena è stato semplicemtne il naturale epilogo di una consgena progressiva di sè per l’adesione sempre più totale a Cristo. La sua offerta silenziosa e quotidiana raggiunse l’apice della consapevolezza duarante un periodo di ritiro spirituale prolungato, personalizzato, vissuto nel silenzio e nella preghiera, realizzato a Castelnuovo don Bosco (AT) nel febbraio del 2006, quando si sentì attratta dalla vocazione al martirio.

Il giorno 18 scrisse sul suo diario: “Signore, tu ti consegni a me nell’Eucarestia […] Signore Gesù, tu mi dai il tuo corpo e il tuo sangue e ti do tutto di me, il mio corpo, il mio sangue e il mio essere tutto intero. Sono tua”. Esperienza profonda e intensa della vita di Dio in lei, che segnò un punto di svolta nella sua esperienza spirituale. Unita a Gesù, la vita di sr. Leonella acquisisce il profumo del Vangelo e narra la bellezza di una umanità piena e affascinante, che sa interpretare la dimensione fondamentale della sua esistenza alla luce della fede. È così, il profumo del Vangelo che è la sovrabbondanza dell’amore diventa espressione del dono totale di sè fino al sangue. Che sr. Leonella, martire del perdono, interceda per noi  nella ricerca della nostra consegna totale nell’esercizio del perdono come via privilegiata della nostra relazione con i fratelli e le sorelle.

Attualmente in Somalia, grazie alla testimonianza di sr. Leonella e delle altre sorelle, un numero crescente di cristiani continua a testimoniare, a rischio della vita, che l’amore pasquale è più forte della morte.

Andrea Carvalho, postulante mc

questo articolo è stato pubblicato sulla rivista Andare alle Genti

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