Il martirio di suor Leonella

Ad inizio 2006 suor Leonella si concesse un tempo prolungato ed intenso di preghiera, offerto dall'Istituto alle sorelle. Lì fece un'esperienza forte di attrazione al Mistero Eucaristico e s sentì chiamata al dono totale della vita.

Di ritorno in Somalia, il primo gruppo di 20 studenti terminò il corso per infermieri. Nel giorno della festa della consegna dei diplomi, suor Leonella preparò una grande celebrazione. Tra i partecipanti vi erano anche numerosi fondamentalisti ma non tutti avevano il cuore aperto per accogliere la novità del evento. Per solennizzare la celebrazione Suor Leonella fece indossare agli studenti ”la toga”. L’avvenimento, mai avvenuto prima in Somalia, fu trasmesso dalla TV locale ed anche in Kenya. Tra la gente questo fatto destò meraviglia e si iniziò a dire che la Suora stava facendo di tutti questi giovani dei cristiani. I più radicali, vedendo i ragazzi con le toghe dicevano che Suor Leonella li aveva già vestiti da “Padri”.

Una mattina Suor Leonella, che si alzava molto presto per pregare, disse molto sconvolta alle sorelle che si doveva pregare ed offrire molto per il Papa e per la Chiesa perché aveva sentito, dalla radio,  che il mondo musulmano era in grande agitazione a causa di un discorso del Papa fatto a Ratisbona, e che si stava sobillando violenza contro la Chiesa.

In Somalia tutto sembrava tranquillo e nessuno ne parlava; si pensava che la notizia non li avesse contagiati. Nessun allarme, nessuna minaccia giunse agli orecchi delle sorelle, nessun segno di violenza, ma la domenica a colpo sicuro una mano omicida colpì Suor Leonella in maniera mortale.Era domenica, un ordinario giorno della settimana, in terra somala.

Suor Leonella, come al solito, uscì presto per recarsi alla scuola per infermieri; le sorelle erano rimaste a casa, perché avevano lavorato il venerdì, sostituendo il personale musulmano che celebrava il giorno festivo.

Il percorso era breve, ma rischioso, così pericoloso che per compierlo era necessaria una guardia del corpo. Si trattava di lasciare il villaggio SOS, attraversare la strada, ed entrare nella sede della scuola: pochi metri che – in altre parti del mondo – sarebbero stati un dettaglio insignificante, ma non lì, a Mogadiscio. Alla fine delle lezioni, Suor Leonella uscì dall’edificio, sorrise a Mohamed, che la stava aspettando per accompagnarla e proteggerla, e si avviò verso casa. Dopo pochi passi, forse cinque metri, si udì uno sparo: un proiettile aveva raggiunto la sorella.

La guardia cercò di reagire, ma anche lui fu colpito. La Suora tentò di ritornare verso l’ospedale, ma fu colpita di nuovo, le forze la abbandonarono e si accasciò sulla strada. La gente che si trovava sul luogo la prese e la portò dentro l’ospedale.

In casa, le sorelle sentivano la tensione aumentare e si chiedevano cosa fosse successo, era tempo che non si sentivano colpi di arma da fuoco a distanza ravvicinata. Poco dopo, qualcuno bussò alla porta in maniera concitata, il tempo di sentire il nome “Leonella” e Suor Gianna Irene Peano con Suor Marzia si precipitarono all’ospedale, dove lei era stata trasportata; Suor Leonella era pallidissima e sofferente.  Lì trovarono un via vai febbrile di infermiere e dottoresse che tentavano in tutti i modi di salvarla con ossigeno e trasfusioni, mentre gli studenti offrivano il loro sangue. Si avvicinarono a Suor Leonella, era madida di sudore, ma cosciente.

Mosse le labbra livide e sussurrò: “Fatico a respirare”. La gente intanto si accalcava all’ingresso dell’ospedale, la tensione e il dolore erano forti quasi palpabili. Le guardie riuscirono a fare un varco a Suor Annalisa Costardi, che entrò nell’edificio. Suor Leonella assopita, ma cosciente. Con le altre sorelle si affrettò a comunicare l’accaduto alle superiore in Italia e in Kenya.

Intanto il chirurgo chiamò l'aereo del Flying Doctor, con la speranza di poterla trasportare a Nairobi. In mezzo a tutto questo movimento, Suor Leonella stava là, molto sofferente e con troppo poco ossigeno per i suoi polmoni. Incamerò l'aria sufficiente per chiamare Suor Gianna Irene, ne uscì solo un bisbiglio, ma la sorella udì e subito accorse e avvicinò il suo viso a quello di Leonella. Suor Gianna Irene ricorda: “Non c'era segno di paura o di tensione, nemmeno ansia, ma una grande pace si vedeva che voleva dire una cosa importante che le stava a cuore e con un fil di voce  disse: “Perdono, perdono, perdono